gravidanza e parto, maternità

9 mesi fuori….l’esogestazione

“9 mesi.

9 mesi fuori l’uno dall’altro, la nostra esogestazione.

9 mesi in pancia, 9 mesi fuori, il tempo necessario per donarti al mondo.

9 mesi e muovi i tuoi primi passi per esplorare ciò che ti circonda. Ti muovi curioso e affascinato da tutto, la meraviglia trova casa nel tuo cuore e aleggia nei tuoi occhi.

9 mesi e sei della vita, appartieni alla vita, ti immergi in essa, piccolo uomo.”

Quanto sono veloci questi mesi però, come scivolano tra le dita. Eppure a qualcuno sembrano infiniti. Per la società in cui viviamo equivalgono ad un tempo intollerabile: troppo tempo da dedicare ad un neonato. Così la madre viene reinserita a lavoro solo dopo 3 mesi dalla nascita del bambino. Dopo neanche una settimana di vita, secondo la credenza comune, il bambino deve essere sottoposto a quanti più stimoli possibili, aspirapolvere acceso, tv, telefono, musica e sobbalzi per addormentarsi.

Il neonato deve “abituarsi” dicono.

Così già appena nato viene spostato da una persona all’altra, cambiato pannolino in qualunque posto si trovi con noncuranza generale, messo a terra, spostato, messo nel box, messo nella cullina, nel dondolo e ancora via un altro giro di giostra, sempre pronti a danzare.

Viene poi usato il famoso silenziatore dei neonati : il ciuccio. Così si deve abituare e non dare fastidio.

Mi chiedo….che razza di società siamo?

Una società che non ha tempo per i piccoli neonatini, come se i futuri uomini non fossero gli stessi neonati che abbiamo davanti.

Non c’è tempo per fermarsi ad ascoltare un neonato, ad adorarlo, a vederlo piano piano scoprire il mondo.

E’ che l’egoismo incalza il tempo, e il tempo donato ad altri sembra tempo tolto a sé stessi.

Ecco, io credo che sia esattamente il contrario.

Il tempo che doniamo è tempo che ci ritorna. Sempre.

Ci sono molte culture invece, soprattutto le culture orientali, dove questo tempo, l’esogestazione, è perfettamente contemplata.

In culture Indonesiane ad esempio il neonato non viene messo a terra fino a che non compie i 6 mesi, non ha alcun contatto con il terreno né con estranei. Questo perché il periodo dopo il parto è considerato sacro. Secondo questa credenza il bambino appena nato rappresenta ancora una forma di divinità, è ancora venerato. Dopo sei mesi circa il bambino è pronto a divenire forma terrena e allora viene organizzata una vera e propria celebrazione in occasione della prima volta in cui i piedini di quel bambino toccano il terreno, si ricongiungono quindi alla terra.

Che bello che è credere e riconoscere nel bambino appena nato un essere superiore. E’ l’adulto che impara dal bambino, e non il bambino che si adatta all’adulto.

Anche in molti popoli indiani la donna subito dopo il parto mantiene un periodo di protezione dagli agenti esterni, viene accudita, nutrita, accompagnata, affinché possa al meglio occuparsi del suo bambino. Non escono subito fuori, ma vengono presentati alla comunità dopo qualche tempo, proprio per dar modo alla nuova mamma e al bambino di riorganizzarsi alla nuova vita separata.

Antichi saperi sanno quanto questo periodo sia fondamentale, sanno come da questi nove mesi fuori si sviluppa poi il futuro di quel bambino.

Allora perché non riscoprirli, non richiamarli alla memoria del nostro “popolo occidentale” che invece sembra aver dimenticato questi ritmi?

9 mesi dentro e 9 mesi fuori…..questo il tempo necessario.