educazione e pedagogia

Nonni e Bambini: il rapporto educativo attraverso le storie

“Ecco….fammi rimanere qui vicino, sento la vita che mi chiama, sento te nonno che mi racconti…..”

Credo davvero che i nonni siano un grande tesoro, a livello affettivo sicuramente ma anche e soprattutto a livello pedagogico: l’educazione passa attraverso le loro voci, i loro visi, le loro storie….

In passato ,fino alle grandi riforme degli anni 60, era comune che ogni famiglia avesse al proprio interno i così detti “nonni”.

Con il passare del tempo, l’innalzamento della soglia di concepimento del primo figlio e il prolungamento dell’età della pensione è molto più difficile che questa situazione si verifichi.

Questo in realtà era un immenso patrimonio nelle mani delle generazioni future, i piccoli “nipotini”.

I nonni trasmettono attraverso la relazione con i bambini un gigantesco bagaglio culturale, morale e affettivo vero e proprio, formato negli anni dalle memorie, dalle conoscenze acquisite e soprattutto dal proprio vissuto.

Un aspetto di importanza notevole è che il rapporto nonni-nipoti è investito di una carica affettiva molto differente da quella genitoriale. Proprio perché carico di emotività il rapporto costituirà la base per un  grande insegnamento spontaneo e facilitato. In questo viene riscontrata la grande valenza educativa di tale rapporto.

I nonni inoltre, molto spesso sono gli unici che regalano ai bambini la cosa più importante : IL TEMPO.

Sembra banale, ma in una società odierna dove tutto è molto frenetico e anche gli stessi rapporti lo sono, far riscoprire ai bambini, e quindi dar loro l’opportunità di poter sperimentare  un tempo lento, fa si che possano imparare a vivere le cose nella loro dimensione umana.

Inoltre il tempo ha una sua componente fondamentale che viene trasmessa e cioè la gratuità, e non è facile far capire ai bambini che ci sono alcune cose che non si devono comprare o conquistare, ma sono semplicemente donate da altri. È un modello al quale i bambini attingeranno se viene insegnato loro.

Viene ora spontaneo domandarsi “ma come i nonni svolgono tutto questo?

Attraverso le storie.

Raccontare le favole o storie è il più grande canale di insegnamento, a mio avviso che un nonno possa trasmettere ad ogni bambino, non necessariamente al proprio nipote.

Perché le storie?

Le storie nascono per raccontare ai bambini fatti, avvenimenti, idee, difficilmente comprensibili se spiegati come farebbe un adulto, perché il bambino non ha lo stesso bagaglio di esperienze che acquisiamo con il tempo e quindi non può attingervi. Le storie servono per poter aiutare i bambini a risolvere situazioni problematiche, lasciano passare un insegnamento morale.

Ogni storia, vera, inventata, fantastica che sia, porta al suo interno sempre una struttura ben precisa; troviamo uno o più protagonisti (polo positivo), che si trovano improvvisamente di fronte a un problema (polo negativo) e devono cercare di risolverlo. Questa modalità può aiutare il bambino a concepire che ogni problema in realtà ha una soluzione o quantomeno porta in una certa direzione. Possono essere percepiti così un prima e un dopo, un susseguirsi di eventi, un divenire. Vengono dati al bambino delle strategie di risoluzione dei problemi, viene insegnato che è attraverso le proprie azioni che i protagonisti trovano una soluzione, e quindi percepiranno il concetto che ogni azione ha in se una reazione.

Quali storie?

“Le storie sono infinite”.

 A mio personale avviso la miglior favola che un nonno possa raccontare è la propria STORIA PERSONALE, ovvero la storia della propria vita, semplicemente.

Raccontare la propria storia, grande o piccola.

Raccontare aiuta a ricordare, e fa sì che si venga ricordati.

Ognuno di noi ha il ricordo di un “nonno” che racconta. Ma che cosa racconta?

Se riflettiamo un attimo ci accorgiamo che sicuramente  racconta del suo passato la sua storia, quando lui era bambino.

Quindi cari nonni, ai bambini raccontate la vostra storia.

Come si racconta?

Di seguito un piccolo pro memoria di cosa è importante ricordare quando si racconta ai bambini.

  • I bambini non hanno la percezione del tempo come la nostra, per loro un’ ora corrisponde ad una vita.
  • I bambini piccoli non hanno il senso dell’ umorismo, non comprendono le battute, questa sarà una capacità che si affinerà nel tempo.
  • I bambini non comprendono le similitudini, gli eufemismi e le costruzioni grammaticali difficili se non spiegate : se ad un bambino dite “mi ha spaccato il cuore”, intendendo che mi ha ferito nei sentimenti, loro capiranno che qualcuno come lo spaccalegna ha spaccato con qualche cosa il vostro cuore.  Se dite “devi portare pazienza”, è probabile che vi rispondano “e dove la devo portare?”
  • Ricordatevi di usare un linguaggio semplice e chiaro ma NON omettete detti popolari o modi di dire propri del posto o della vostra vita, arricchiranno il loro bagaglio.
  • Non abbiate paura di lasciar trapelare le emozioni legate a quei ricordi, “belle o brutte” che siano, (perché ricordate non esistono emozioni belle o brutte, ognuna ha una sua specifica funzione!)
  • Accompagnate il racconto con delle foto inerenti la storia che state raccontando, l’immagine viene percepita come molto accattivante ed il linguaggio visivo è molto più immediato, aiuta e integra il linguaggio verbale.

Che sia allora un Buon Raccontare…..perchè in fondo NOI SIAMO UN RACCONTO.

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